Taccuino Quirinale, da 37 anni eletto il Presidente cambia il Governo

Draghi, Berlusconi, prima presidente donna, politico o non politico che sia il prossimo o la prossima presidente della Repubblica, mai come in questa elezione numero 14 della storia repubblicana le sorti del Quirinale trascinano quelle del Governo in carica. E’ infatti la prima volta in 76 anni di onorato servizio della Repubblica italiana che fra i candidati più forti c’è il presidente del Consiglio in carica. Quel Mario Draghi che siede a palazzo Chigi con il sostegno in maggioranza di oltre 3/4 delle forze parlamentari, che il rimanente quarto di forze parlamentari di opposizione non disdegnerebbe far trasferire al Colle e che, per paradosso, ha proprio “nella necessità di continuare a mantenerlo premier per il bene del Paese” la sola arma a disposizione dei suoi avversari nella corsa al Colle.

A partire da Silvio Berlusconi che, da oggi candidato ufficiale del centrodestra e impegnato nella “campagna scoiattolo” porta a porta con i Grandi Elettori per trovarne 505 disposti a mettere il suo nome nell’urna , ha cercato di terrorizzare i parlamentari che temono come la peste la possibilità che la legislatura non arrivi a scadenza naturale il prossimo anno: “se Draghi viene eletto al Quirinale – hanno fatto trapelare da Forza Italia gli sponsor della campagna Silvio for President- cade il Governo e si va a votare perchè Forza Italia uscirà dalla maggioranza e non farà parte di altre”. Dentro la stessa Forza Italia non sono in molti a giurare che andrebbe sicuramente così. Ma, sia come sia e con o senza Draghi al Quirinale al posto di Mattarella, sono i fatti a dire che quando si elegge il Presidente della Repubblica il Governo spesso cambia, chiunque venga eletto al Colle: 7 volte su 13 dall’inizio della Repubblica è andata così. Sempre negli ultimi 37 anni.

Dal 1946 (avvento al Colle di Enrico De Nicola in via provvisoria durante la Costiuetente) al 2022 (fine mandato di Sergio Mattarella, infatti, solo cinque volte gli stessi Governi in carica sono rimasti a palazzo Chigi dopo l’avvicendamento al Colle. Sono finora riusciti a non cadere dopo l’elezione del nuovo capo dello Stato solo in cinque: 1) Amintore Fanfani, il cui quarto governo nel maggio 1962 sopravvisse all’ elezione al Colle di Antonio Segni; 2)Aldo Moro, il cui secondo governo uscì indenne dalla tormentata elezione di Giuseppe Sargat negli ultimissimi giorni dell’anno 1964; 3) Emilio Colombo che nel 1971 attraversò indenne a palazzo Chigi l’avvento di Giovanni Leone al Quirinale; 4) Giulio Andreotti, quando il suo quarto governo sostenuto anche dal Pci nel Luglio 1978 salutò, suo malgrado, l’inizio del settennato di Sandro Pertini; 5) Bettino Craxi, quando nel Luglio 1985 alla testa del suo primo governo accompagnò senza danni per sè l’elezione da record al Colle al primo scrutino di Francesco Cossiga. Tutti gli altri premier e Governi, qualunque nome portassero e maggioranza esprimessero, sono invece cambiati a ridosso dell’elezione del nuovo Capo dello Stato. Con la gestione da parte del neo eletto al Colle di crisi vere dalle soluzioni le più disparate: nuovi o stessi premier, nuove o stesse maggioranze. Mai invece nella storia repubblicana elezioni anticipate. Nuovi Governi veri, dunque.

Cosa del tutto diversa dalla prassi di cortesia costituzionale per cui tutti i premier in carica, si dimettono nel primo incontro con il nuovo Presidente della Repubblica, che è costituzionalmente la fonte prima di nomina del presidente del Consiglio e dei sui Ministri . E il presidente neo eletto, per la stessa prassi di cortesia, respinge quelle dimissioni lasciando che il Governo vada avanti se ha ancora la sua maggioranza in Parlamento. Solo cinque volte, però,questo è successo. Tutte le altre volte, invece, in pochi giorni o settimane si è aperta una crisi di governo vera. Sapremo fra poche settimane se Febbraio 2022 si aggiungerà alle eccezioni. O porterà un nuovo Governo come interrottamente accade in Italia ormai da quasi 40 anni, a seguito dell’elezione del capo dello Stato.

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